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Il Veterinario t'informa:
proteggi il tuo cane dai parassiti esterni

Veterinario a domicilio a Brescia, Desenzano del Garda, Verona

Quest'articolo è stato aggiornato dalla Dott.ssa Tina Tomazic il giorno: lunedì 14 novembre, 2022

Come ogni altro mammifero (uomo incluso!) il nostro amico a quattro zampe è continuamente bersagliato da piccolissimi animaletti, che tentano in ogni istante di predarlo di nutrimento (principalmente sangue, quindi energia).

parassiti esterni non sono solo un forte fastidio per il nostro cane, causandogli continuamente pruriti e dermatosi ma, ben più subdolamente, sono spesso fonte di contagio di tremende malattie infettive, come ad esempio la malattia di lyme, ehrlichiosi o la scabbia.

Per questo motivo, una costante attenzione e una continua profilassi contro i parassiti esterni è un dovere, sia per la salute del tuo amico cane che per la tua.

Difatti, molte patologie infettive portate dai parassiti esterni sono zoonosi, quindi malattie trasmissibili da animali a esseri umani.

Leggi questa pagina per scoprire i peggiori nemici del tuo cane, e segui i miei consigli per contrastarli.

Le pulci

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Le pulci sono gli esoparassiti (parassiti esterni) più comuni per i mammiferi, cane incluso

I sofonatteri, conosciuti in gergo comune come pulci, sono degli insetti privi di ali (atteri).

Compensano alla mancanza del volo con delle potentissime zampe capaci di fargli compiere grandi balzi, e di raggiungere notevoli altezze.

Hanno corpo tozzo e testa estremamente piccola, praticamente un tutt’uno con il torace.

Sono dei parassiti che si trovano a loro agio sulla parte esterna del pelo dei mammiferi, i loro ospiti prediletti.

Una volta raggiunto il corpo dell’ospite, depongono le loro uova direttamente sulla peluria, dove si schiudono in breve tempo: dai due giorni alle due settimane.

Dalle uova escono le larve, ovverosia pulci non ancora maturate, che non succhiano direttamente il sangue dell’ospite come gli adulti, bensì si nutrono di residui di pelle morta e delle feci delle pulci adulte.

Le uova delle pulci cadono nell'ambiente e si schiudono al di fuori dell'ospite (nelle cucce, divani, letti, ecc.).

Per proliferare al meglio, le pulci hanno bisogno di un ambiente quanto più possibile caldo ed umido: ecco perché uno dei loro habitat preferiti è la sabbia.

Dopo un certo periodo nello stato di larva (da una settimana a svariati mesi), le pulci si richiudono in bozzolo, da dove poi usciranno come adulti completi dopo circa un paio di settimane.

Le pulci possono sopravvivere anche ai periodi freddi o con scarsità di cibo quando sono nella fase di larva o pupa: il loro bozzolo è infatti termo-sensibile, e avverte gli insetti sia della pressione dell’aria che addirittura del diossido di carbonio, che indica la presenza di ospiti pronti per essere infestati.

La pulce, una volta infestato il cane, si attacca tenacemente alla sua pelle e ne risucchia il sangue, in un rapporto puramente parassitario svantaggioso per il quadrupede.

La saliva urticante delle pulci, iniettata costantemente nel cane poiché avente funzioni anticoagulanti, causa la cosiddetta DAP (Dermatite Allergia da Pulci): una forte dermatite che fa costantemente grattare il cane nel tentativo di sollevarsi dal prurito.

Nei soggetti predisposti basta la puntura anche di un solo insetto per scatenare una violenta reazione da DAP.

Oltre il prurito e la DAP, le pulci sono un pericoloso agente vettore di microorganismi patogeni, come la tenia, la pasteurella e il tristemente famoso Yersinia pestis, che causa l’altrettanto tristemente famosa peste.

Le pulci sono tra i parassiti esterni più comuni per i nostri cani.
Complice anche un clima mediterraneo solitamente mite, possono infestare i nostri amici a quattro zampe quasi tutto l’anno, ovviamente con percentuale maggiore nei mesi più caldi.

Per combattere le pulci, è dunque necessario agire con una corretta profilassi, a base di antiparassitari, sia sul cane che direttamente nell’ambiente dove esso vive.

Tra gli antiparassitari più efficaci e sicuri, ci sono quelli a base di fipronil in associazione a permetrine.

Tutti gli antiparassitari, sia con applicazione diretta sul cane (spot-on) che per mezzo di collari, devono essere periodicamente rinnovati, specie prima dell’inizio della stagione calda.

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Le zecche

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La zecca molle è un acaro altamente specializzato nel predare il sangue dei mammiferi

Le argasidae, conosciute nel linguaggio comune come zecche molli, sono dei parassiti appartenenti alla sottoclasse degli acari.

La loro caratteristica ben riconosciuta e riconoscibile anche senza particolari nozioni mediche, è il corpo molle, sproporzionato rispetto alla testa, che si riempie del sangue che l’insetto succhia al proprio ospite.

Come le pulci, anche le zecche colpiscono più o meno ogni animale a sangue caldo, compreso l’essere umano.

Il loro ciclo vitale è composto da varie fasi, con svariate dimensioni a seconda della fase: le larve possono essere grandi fino a 0,5mm mentre gli adulti di genere femminile possono arrivare anche fino a 10mm dopo il pasto ematico.

Le zecche, come le pulci, causano cronico prurito ai cani, in alcuni casi estremamente violento, ma la loro pericolosità maggiore è causata da una vasta lista di patologie che possono trasmettere.

Questo perché le zecche sono insetti vettori di molti batteri e micro-parassiti, come ad esempio il Borrelia burgdorferi che causa la malattia di Lyme, che colpisce indistintamente sia uomini che cani.

Altre patologie causate dal morso della zecca sono la piroplasmosi e la rickettiosi, tutti esempi di zoonosi, trasmissibili anche all’essere umano.

È quindi di fondamentale importanza la profilassi costante per le zecche, che si attua per mezzo di antiparassitari specifici, con cui il cane andrebbe sempre protetto tutto l’anno.

Come le pulci, anche le zecche prediligono i climi caldi ed umidi, quindi la profilassi antiparassitaria risulta particolarmente importante durante i mesi primaverili ed estivi.

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Le zanzare

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La zanzara è l'artropode più noto e conosciuto, che infesta tutte le zone calde del mondo

Le zanzare sono una famiglia di insetti estremamente diffusa in tutto il mondo, a qualsiasi latitudine con temperature sufficientemente calde per permetterne l’esistenza.

Sono degli insetti molto antichi: ne sono state rilevate tracce fossili provenienti dal Mesozoico, non molto dissimili alle specie che attualmente popolano la nostra biosfera attuale.

Sono insetti molto piccoli e leggeri: la loro lunghezza massimale media va dai 3 ai 9mm, con il genere femminile (l’unico a nutrirsi del sangue dei mammiferi) più grande di quello maschile.

Non hanno bocca propriamente detta, ma un complesso apparato succhiante, che nelle femmine è accoppiato anche ad un meccanismo pungente.

Questo perché le femmine della specie, per la produzione delle uova, hanno bisogno di una grande quantità di proteine, che riescono a procacciare predandole dal sangue dei mammiferi.

Il loro ciclo di vita è uno dei più studiati dai biologi, ormai da moltissimi anni, e si basa su un complesso sistema di stadi, che vanno dalla larva all’esemplare adulto.

Tutte le femmine delle zanzare, di ogni specie, depositano le uova nell’acqua.

Lì, a seconda della temperatura, le uova si schiuderanno, dando origine alle piccolissime larve, che rimarranno nell’acqua nutrendosi di piccoli microorganismi acquatici o detriti (in assenza di cibo, anche provvedendo al cannibalismo).

Questo loro ciclo vitale fa sì che le zanzare prediligano i posti con acqua dolce ristagnante, come ad esempio le zone paludose o comunque salmastri.

In tempi recenti, per via dell’antropizzazione degli habitat naturali causata dall’uomo, le zanzare hanno trovato terreno ferite in qualsiasi posto sia possibile un ristagno idrico: nelle discariche, nei bacini artificiali, giardini privati e persino nelle pozze d’acqua delle città.

Oltre al fastidio delle loro punture, che causano sempre forte irritazione nella zona colpita dalla suzione a causa della saliva anestetizzante della femmina, le zanzare rimangono un problema e un’emergenza di origine sanitario.

Tali insetti sono infatti portatori di una quantità spaventosa di agenti patogeni, sia parassiti che virus.

La zanzara della specie Anopheles, ad esempio, è la famosa portatrice del Plasmodium Falciparum, il tremendo protozoo che causa le febbri malariche, e che appesta l’essere umano da millenni.

Anche i nostri amici cani sono costantemente bersagliati dalle zanzare, e anche loro possono ammalarsi di patologie trasmesse dalle loro punture.

Ad esempio, la filaria è causata proprio dalla puntura delle zanzare, che inoculano nel cane il parassita Dirofilaria immitis, un nematode (verme) capace di annidarsi nel tronco toracico dei nostri amici a quattro zampe e portarli a morte.

La profilassi contro le zanzare si gioca su due fronti, tutti e due egualmente importanti.

Il primo riguarda la bonifica dell’ambiente circostante la casa, soprattutto se essa ha un giardino attorno, un terrazzo o comunque si trovi adiacente ad un giardino condominiale.

È difatti necessario impedire il ristagno dell’acqua, eliminando subito ogni possibile punto di deposito per le zanzare.

Vanno quindi puliti periodicamente i sottovasi, vanno evitati secchi, bacinelle e qualsiasi conca dove l’acqua piovana possa ristagnare.

A ciò, è spesso bene associare la periodica disinfestazione professionale, operata con specifici prodotti antiparassitari badando bene di provvedere allo sterminio sia degli adulti che delle larve (solitamente, sono due disinfestazioni separate).

Una volta bonificato l’ambiente, deve poi essere protetto anche il cane.

Il vaccino contro la filariosi è sicuramente una delle armi di primaria importanza, che dovrebbe essere praticato sempre in ogni cane.

Costa poco, è efficace e protegge l’animale per tutta la vita dal pericolo della filaria, una tremenda patologia parassitaria che, se non trattata per tempo, porta alla morte sicura il cane.

Per tenere invece il cane quanto più possibile sereno ed evitargli il fastidio delle punture (pruriginose anche per lui!) possono essere usati efficaci repellenti, sia spot-on (da applicare direttamente sul pelo del cane) e sia tramite collare.

Sono in commercio prodotti ormai molto avanzati, con azione combinata antiparassitaria per zecche, pulci, zanzare e pappataci.

Il loro limite è che, nel tempo, questi prodotti devono essere periodicamente riapplicati, in quanto la loro azione si affievolisce fino a sparire dopo poche settimane.

Discorso differente invece per i collari antiparassitari: quelli di ottima qualità possono durare infatti fino a 8 mesi, e sono ideali per quei padroni magari un po’ sbadati (o molto presi col lavoro), che tendono a dimenticare l’applicazione periodica degli antiparassitari spot-on.

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I flebotomi (pappataci)

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Il pappatacio, detto anche flebotomo, è un minuscolo artropode dai tratti simili a quelli della zanzara, portatore del parassita Leishmania infantum.
Proprio come le zanzare, le sue larve si schiudono e prolificano nella stagione calda, e per questo è importante proteggere il cane prima dell'inizio dell'estate

I pappataci, conosciuti anche come flebotomi, sono dei piccolissimi insetti appartenenti all’ordine dei ditteri.

Sono più piccoli delle comuni zanzare, e il loro colore giallognolo semi trasparente, unito al fatto che non emettono alcun rumore quando volano, li fa essere praticamente impercettibili ai nostri sensi.

Come le zanzare, anche i pappataci sono degli ectoparassiti obbligati: difatti, per deporre le uova, la femmina della specie ha bisogno di molte proteine, che prende succhiando il sangue dei mammiferi.

I pappataci non si fanno molti scrupoli, e pungono senza differenze qualsiasi animale a sangue caldo, uomo incluso.

Proprio come le zanzare, anche i flebotomi sono animali principalmente notturni: sono infatti particolarmente sensibili alla luce diretta del sole, che temono, e per questo prediligono nidificare in posti ombreggiati, freschi e con un certo tasso d’umidità.

Anche se rifuggono quando possibile la luce solare, amano però il clima umido e caldo, e per questo infestano volentieri le coste mediterranee, dove risultano endemici in ogni paese europeo che si affaccia sul nostro mare (Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, ecc.).

Al contrario delle zanzare, che nidificano e depongono le uova esclusivamente in acqua, i pappataci scelgono invece luoghi bui e considerati ‘sicuri’, come le crepe nei muri, buchi nel terreno, anche piccole increspature delle cortecce degli alberi.

Insomma, ogni luogo anfratto, che dia alla femmina una sensazione di sicurezza.

I luoghi con presenze di muffa oppure rifiuti in decomposizione sono preferiti, poiché le giovani larve si nutrono proprio di tali biocomposti.

Come altri insetti, i pappataci sperimentano una serie di mute (cinque, per l’esattezza) prima di diventare adulti.

Una volta adulte, le femmine della specie si mettono subito in cerca di sangue, sia umano che animale, che servirà loro per produrre le uova e quindi riprodursi.

Durante il pasto ematico, proprio come la zanzara, il pappatacio inietta nell’ospite parte della sua saliva, che ha effetto vasodilatatore, anticoagulante e anestetizzante.

La vittima quindi non si accorge della puntura dell’insetto, se non dopo che esso ha finito di succhiare il sangue: l’area colpita infatti reagisce violentemente alla saliva del pappatacio, scatenando una lesione maculo-papulosa dolente e pruriginosa, che si risolve in genere dopo qualche giorno (salvo casi eccezionali di allergie).

Tuttavia, il pericolo vero della puntura dei pappataci è insito nella loro natura di ospiti intermedi di tremendi agenti patogeni, come ad esempio il protozoo parassita della leishmaniosi.

La leishmaniosi è una zoonosi, cioè una malattia degli animali trasmissibile anche all’uomo, causata dal parassita Leishmania Infantum.

Una patologia impossibile da eradicare nel cani che, se non trattata tempestivamente, può portare a morte il nostro amico a quattro zampe, causandogli insufficienza renale cronica.

Per proteggere il nostro cane dalla leishmaniosi e dai pappataci, si può agire su due fronti: il primo è quello della disinfestazione esterna, attraverso applicatori antiparassitari spot-on oppure collari repellenti ed insetticidi.

Il secondo, è la vaccinazione: non da molto è infatti disponibile il vaccino specifico Letifend che, con una singola dose di richiamo annuale, si è dimostrato altamente efficace nel proteggere i cani dall’infestazione di Leishmania Infantum.

Purtroppo, data la natura dei flebotomi differente dalle zanzare nella deposizione delle uova, le opere di bonifica ambientale risultate storicamente efficaci contro i parassiti volanti non sono attuabili.

Il ricorso alla vaccinazione e ai repellenti insetticidi è quindi necessario, considerando anche il costante aumento delle temperature degli ultimi decenni, che ha di fatto trasformato molto del territorio italiano in un clima sub-tropicale, con lunghe stagioni calde ed umide, perfette per la proliferazione dei pappataci.

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La mosca cavallina

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Il tafano (o mosca cavallina) è un insetto violento ed aggressivo,la cui puntura è estremamente dolorosa per i cani, i cavalli... E anche per l'uomo

La Stomoxys calcitrans, conosciuta meglio col nome comune di mosca cavallina o tafano, è un dittero ematofago, noto da secoli agli allevatori di bestiame (da cui il nome).

Ha un incredibile apparato di suzione, potenziato da un complesso sistema di perforazione: la sua bocca ha infatti una serie di piccolissime ma affilatissime lame che, mosse a mo’ di forbice, tagliano la pelle della vittima affinché la mosca poi possa infilare la proboscide per la suzione.

Al contrario del furbo sistema attuato da zanzare e pappataci, praticamente indolore durante il pasto ematico per via dell’anestetico contenuto nella saliva dell’insetto, il morso della mosca cavallina è molto doloroso, sia per i cani che per l’uomo.

Ancora, la mosca cavallina è un dittero incredibilmente forte e tenace: ha un esoscheletro estremamente duro, quasi impossibile da schiacciare, e forti zampe che si attaccano tenacemente alla pelle dei mammiferi.

La classica ‘scrollata’, da parte dei cani, dei bovini e degli equini, spesso non è sufficiente a staccare la mosca durante il pasto di sangue che, va ripetuto, è doloroso per l’animale.

Nella mosca cavallina, pungono e succhiano il sangue sia maschi che femmine, e sono insetti particolarmente aggressivi: non temono i grandi mammiferi (per loro, fonte costante e sicura di cibo), neppure l’uomo, e spesso tentano insistentemente di mordere la preda anche quando questa tenta di scacciarli.

Al contrario delle altre mosche, il tafano non deposita le uova, ma le cova nell’addome e deposita poi direttamente le larve, solitamente sul letame o comunque su materiale biologico putrefacente o in decomposizione.

Ecco perché le mosche cavalline vedono nelle stalle e nelle zone rurali il loro habitat naturale.

Oltre al morso, come detto in precedenza particolarmente doloroso, la puntura della mosca cavallina è pericolosa per i cani (ma anche per gli uomini) poiché possibile fonte di reazioni allergiche, anche violente, e per la possibile trasmissione di agenti patogeni, come i batteri del genere Bartonella.

La prevenzione dalle punture di mosca cavallina non è semplice, in quanto l’insetto si trova a proprio agio in un habitat molto vasto, difficile da bonificare e tenere sotto controllo.

Solitamente, il tafano non popola le città (l’ambiente urbano non è particolarmente consono alle sue esigenze), e quindi il rischio della sua puntura è limitato agli animali che sovente si trovano all’aria aperta, magari in case di campagna.

Tuttavia, non è detto che non possano comunque esserci mosche cavalline anche nei grandi parchi di città.

Come per gli altri ectoparassiti, esistono in commercio prodotti repellenti ed insetticidi specifici, spesso ad azione combinata, capaci di proteggere il cane dalle aggressioni dei tafani.

Tali prodotti possono essere repellenti spot-on, da applicare periodicamente direttamente sul cane, oppure collari antiparassitari, che possono durare anche diversi mesi (fino ad un anno, nei prodotti di ottima qualità).

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Il Sarcoptes scabiei

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L'acaro Sarcoptes scabiei, invisibile ad occhio nudo, causa una cronica infiammazione della cute, che prende il nome di scabbia

Il Sarcoptes scabiei è un piccolissimo acaro, invisibile ad occhio nudo, che ama infestare sia i cani che gli esseri umani, causando quindi la scabbia (conosciuta anche col nome di rogna).

L’acaro della scabbia è davvero microscopico: circa 200-400 micron di diametro, e presenta un corpo tondo e tozzo, con piccole zampine a forma di ventosa, utili per aggrapparsi alla pelle dell’ospite.

Una volta giunto in un punto adatto, l’acaro nidifica scavando con la potente bocca tutta una serie di cunicoli sottopelle, dove deposita le uova.

La pelle morta dei mammiferi è pasto prelibato per l’acaro, che così si assicura perennemente una fonte di nutrimento e anche di protezione.

La presenza dell’acaro e i suoi cunicoli sotto la cute causano una forte reazione infiammatoria, che porta ad intenso prurito: da qui il nome della patologia scabbia, dal latino ‘scabere’ (grattare).

I cani infestati dal Scaroptes scabiei, difatti, manifestano un fortissimo prurito da cui tentano di liberarsi grattandosi o strusciandosi a qualsiasi oggetto.

Questo perenne grattare comporta quasi subito infiammazione della cute, e perdita quasi istantanea di pelo.

La rogna canina causata dal Sarcoptes scabiei non regredisce da sola, e porta ad un’infiammazione cronica.

Il continuo grattarsi del cane lesiona la cute, che quindi può essere aggredita da sovrainfezioni batteriche.

Ci vogliono circa due-tre settimane dall’infestazione affinché il cane manifesti i primi sintomi della scabbia.

Per debellare la scabbia, è necessario provvedere ad una terapia acaricida, solitamente effettuata con i derivati delle avermectine (selamectina, milbemicina, moxidectina e doramectina).

Di solito basta la somministrazione orale o con gocce spot-on.

La scabbia è una patologia in cui la profilassi è abbastanza limitata: i cani si scambiano gli acari semplicemente socializzando tra di loro, e il rischio di contagio è maggiore nei cuccioli, negli allevamenti o nei canili.

Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che l’attitudine alla malattia è dipesa da predisposizione genetica.

La prevenzione è quindi difficile, e l’unica vera forma di protezione è data dal tempestivo controllo dal veterinario ogni qual volta il cane si gratti vistosamente e continuamente, magari anche in presenza di evidenti zone di alopecia.

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Le informazioni in esso contenute sono state scritte da Medici Veterinari professionisti usando un linguaggio semplice e comprensibile per chiunque, ma non possono e non devono in alcun modo sostituire una visita medica specialistica.

Se ritieni che il tuo animale sperimenti la sintomatologia della patologia descritta in quest'articolo, non iniziare autonomamente terapie, ma parlane subito con il tuo Medico Veterinario di fiducia.

Non impressionarti, non spaventarti ma altresì non sottovalutare nessun sintomo: rivolgiti sempre ad un Medico Veterinario.

Veterinario a domicilio a Bresca, Verona, Desenzano del Garda

Sono la Dottoressa Tina Tomazic, e sono un Medico Veterinario a domicilio, che si occupa della cura e del benessere dei cani e dei gatti nella provincia di Brescia, Desenzano del Garda e Verona.

Mi sono laureata nel 2014 all'Università di Bologna, e ho svolto l'internato presso il Dipartimento clinico veterinario con approfondimenti in ortopedia, chirurgia e medicina di laboratorio.

Attualmente lavoro presso la clinica veterinaria di San Rocco a Bedizzole (BS) e la clinica veterinaria Benaco Blu a Castiglione delle Stiviere (MN).

Ho appositamente pensato il servizio a domicilio rapido 24h24 per curare e trattare tempestivamente i piccoli animali da compagnia come cani e gatti, residenti a Brescia, Desenzano del Garda, Verona e comuni limitrofi.

Sono iscritta all'Ordine dei Medici Veterinari di Brescia, e il mio ambito principale d'interesse è l'ecografia e la cardiologia veterinaria.

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